Skip to main content Skip to search Skip to header Skip to footer

Mettere in pratica la Scienza Cristiana con fiducia

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 12 dicembre 2017

Originariamente pubblicato sul numero di ottobre 2017 de The Christian Science Journal


Alle 4.30 del mattino squillò il telefono. All’altro capo si trovava una madre in preda al panico che diceva che la figlia, dall’altra parte della città, era davanti al lavello della cucina con un flacone di sonniferi in mano, e l'aveva chiamata per salutarla definitivamente.

La madre proseguì chiedendomi se potevo pregare (ero all’inizio della mia pratica guaritrice nella Scienza Cristiana, e lei aveva scelto il trattamento della Scienza Cristiana per farsi aiutare a risolvere il problema). Le assicurai che l’avrei aiutata e riagganciai.

A quel punto mi sentii invadere da qualcosa di simile al terrore. Ero talmente intontita per il brusco risveglio, che non avevo pensato di chiederle il nome o il numero di telefono. “E se le mie preghiere non fossero efficaci? E se la figlia della donna portasse a termine il suo intento?” Tutti quei “e se…?” mi bombardavano. A quell’epoca non esisteva il salvataggio automatico dei numeri e quindi non potevo richiamarla. Mi sentivo bloccata e spaventata.

“Dio, ho bisogno di te per favore, adesso”, fu la mia prima preghiera. E di certo Dio era lì. Sebbene ci siano volute quattro ore per eliminare completamente la paura, ciò che appresi in quel tempo di sincera preghiera mi fu di grande aiuto nei miei successivi decenni di pratica pubblica.

Innanzi tutto, l’Amore mi assicurò che la donna che si trovava in piedi davanti al lavello era una figlia di Dio tanto amata e Dio l’avrebbe tenuta al sicuro. Lei non era una mia responsabilità, ma di Dio. Ricominciai a respirare. Mi fu molto utile questa consolante promessa che si legge nella Bibbia: “…conoscerete la verità, e la verità vi farà liberi” (Giov. 8:32). Questa dichiarazione chiarisce il fatto che non è la nostra conoscenza a renderci liberi, ma è la verità che conosciamo ad effettuare realmente la guarigione – la verità su Dio e sulla Sua creazione perfetta e spirituale, l’uomo.

Grazie alla chiara guida della Mente divina, mi stavo calmando.  Il mio lavoro in preghiera era di “conoscere la verità” e mi venne in mente il fatto spirituale, o verità, che Dio è onnipresente. Questo significa che la Vita, altro nome di Dio, è l’unica presenza ed è ovunque. La Vita riempie l’infinito, l’eternità, e nessuno può mai uscire dalla Vita infinita perché, come dichiara la Bibbia: “…in lui viviamo, ci moviamo, e siamo, come anche alcuni de’ vostri poeti han detto. Poiché siamo anche sua progenie” (Atti 17:28). Un verso consolante di un inno enfatizza ulteriormente questo punto:  “Nessuno può smarrirsi al di fuori della Tua onnipresenza” (Violet Hay, Christian Science Hymnal [Innario della Scienza Cristiana], n°66, © CSBD).

Le verità continuarono ad affluire finché fui certa che tutto andava bene. Quel tempo dedicato alla preghiera, in cui la mia paura cedette il passo alla fiducia che Dio era veramente responsabile della Sua creazione, è diventato per me un punto di riferimento e un esempio di ciò che fa un practitioner della Scienza Cristiana quando riceve una richiesta d’aiuto.

Possiamo imparare ad avere fiducia in Dio, il potere del bene che costituisce tutta l’attività, come unica causa sovrana che conferisce tutta l’armonia – in ogni luogo, sempre.

In questo caso, prima di poter pregare per la persona in difficoltà, dovevo innanzitutto affrontare le mie paure. Fatto questo, le verità rassicuranti affluirono nel mio pensiero finché seppi, senza ombra di dubbio, che il caso era risolto. Proprio in quel momento compresi che il lavoro di preghiera era concluso. La giornata trascorse però senza che la madre si rifacesse viva, e ogni volta che pensavo al caso affermavo che questa preghiera, che proveniva direttamente da Dio, era efficace. Cinque giorni dopo, seppi che nel giro di dieci minuti dalla telefonata con la richiesta di aiuto, la figlia aveva gettato via tutte le pillole ed era tornata a letto. Il caso era dunque risolto, a tal punto che la madre non ci aveva più nemmeno pensato per cinque giorni.

Nel corso degli anni della mia pratica guaritrice della Scienza Cristiana, ci sono stati altri momenti in cui mi sono chiesta se la mia comprensione di Dio fosse sufficiente per risolvere determinati casi. Ecco alcune altre idee che sono servite a darmi la fiducia di cui avevo bisogno per procedere nella mia pratica.

È stato illuminante ridefinire con precisione cosa sia la pratica della Scienza Cristiana. Per me, si tratta del privilegio di essere chiamata come testimone di ciò che Dio sa e fa, e così facendo, il potere guaritore di Dio si manifesta nella nostra vita. 

Come si fa esattamente? Seguiamo innanzitutto un’importante istruzione offertaci da Mary Baker Eddy nella sua opera principale, usata come libro di testo insieme alla Bibbia, per la pratica della guarigione della Scienza Cristiana. Lei scrive: “Cominciate sempre il vostro trattamento col calmare la paura dei pazienti” (Scienza e Salute con Chiave delle Scritture, pag. 411). Ovviamente, prima di poter rimuovere con successo la paura del paziente, il practitioner deve essere per primo libero dalla sua.

Un modo che trovo utile per affrontare la paura è pormi la domanda: “Dio, Tu sei qui; che cosa vedi?” La risposta a questa domanda, che scaturisce direttamente dalla Mente, pone il pensiero nella posizione perfetta per rinunciare alla credenza in qualcosa che non sia meraviglioso. Il punto di vista "dall’alto verso il basso" (ispirato da Dio), opposto all’approccio "dal basso verso l’alto" (dettato dai sensi fisici), ci fornisce una visione gloriosa dell’infinito, dove la realtà radiosa del Divino inonda la consapevolezza. Vediamo allora come il bene sia completo e presente in ogni luogo, e come escluda tutto ciò che non corrisponde alla perfezione. Quando ciò si verifica, la paura perde la sua presa.

Il maestro della guarigione, Gesù Cristo, ci fece intuire da cosa derivi una pratica efficace quando disse ai suoi discepoli: “…il Padre che dimora in me, fa le opere sue” (Giov. 14:10). Anche noi possiamo imparare ad avere fiducia in Dio, il potere del bene che costituisce tutta l’attività, come unica causa sovrana che conferisce tutta l’armonia – in ogni luogo, sempre. Questo è ciò che riconosciamo nelle nostre preghiere, e questa comprensione fa sì che le varie situazioni si conformino al bene che sappiamo esistere realmente.

Un practitioner della Scienza Cristiana trova rassicurazione nella Bibbia, nel passo in cui Gesù afferma: “Niuno può venire a me se non che il Padre, il quale mi ha mandato, lo attiri…“ (Giov. 6:44). Confidiamo nel fatto che la Mente governa ogni dettaglio della nostra pratica – il practitioner, il paziente, le verità guaritrici. Dopo tutto, ogni vera comunicazione e ogni vera consapevolezza esistono solo nella Mente.

Un'altra promessa utile per il practitioner è la seguente dichiarazione del nostro Maestro: “… dovunque due o tre son raunati nel nome mio, quivi son io in mezzo a loro” (Matteo 18:20). Ogni contatto fra practitioner e paziente è la promessa della stessa presenza del Cristo fra di loro. Laddove è riconosciuta la presenza del Cristo, avviene la guarigione.

Nella pratica della Scienza Cristiana, l’ispirazione quotidiana fluisce verso di noi allorquando rivolgiamo il nostro pensiero a Dio in modo umile e ricettivo. In reverente comunione con la Mente divina, troviamo le verità di cui abbiamo bisogno, percepiamo il potere del Divino e apprendiamo ad avere sempre più fiducia in Dio.

Per me, il punto della fiducia nel successo della pratica di guarigione, sta nel sapere che qualunque sia la richiesta di aiuto, e chiunque la stia facendo, Dio ci sarà sempre, proprio lì, perché è infatti tutto ciò che Lui è – l’Unico, il Tutto, la presenza e il potere amorevoli. Non vi è realmente nulla al di fuori del Tutto! Comprendere ed avere fiducia in questo porta alla guarigione.


Per pregare in modo giusto, dobbiamo entrare nella cameretta e serrarne la porta. Dobbiamo chiudere le labbra e ridurre al silenzio i sensi materiali. Nel quieto santuario dei sinceri desideri ardenti dobbiamo negare il peccato e affermare la totalità di Dio

 Mary Baker Eddy 
Scienza e Salute con Chiave delle Scritture, pag. 15

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

Scopri di più su l’Araldo e sulla sua missione.