Skip to main content Skip to search Skip to header Skip to footer

Smettere di procrastinare

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 12 giugno 2017

Pubblicato sul numero del 19 maggio 2014 del Christian Science Sentinel
Originariamente pubblicato ne The Christian Science Monitor.


A molti di noi sarà capitato di provare un senso di resistenza, di riluttanza a fare ciò che deve essere fatto — una tendenza a procrastinare o a procedere pigramente—sperando che la necessità di svolgere quel determinato compito svanisca, o magari convincendoci che ad un certo punto, nel futuro, ci sarà un momento migliore per compierlo. Tuttavia ho constatato che questi “momenti giusti per attivarsi” sembrano continuare ad allontanarsi dalla nostra portata, sempre rimandati al momento, giorno, settimana o anno successivi, e mi sto soltanto ingannando se penso che nel futuro in qualche modo mi sentirò meglio, avrò più soldi, più tempo, più pazienza, sarò più maturo, più pronto, più… Ma sempre in un momento successivo.

Se si tratta di rimandare la tinteggiatura del portico, la sostituzione di una lampadina o il lavaggio della macchina è un conto, ma è molto più grave se si posticipano questioni importanti come comprendere lo scopo della mia vita, quale direzione spirituale sto intraprendendo, quali sono i miei obiettivi o affrontare con serietà situazioni che coinvolgono la mia vita e la mia felicità, o la felicità e il benessere di qualcun altro.

Ironicamente, spesso sembra invece più semplice accettare la triste prospettiva di essere malato, peccatore e persino insoddisfatto di me stesso. Oppure scelgo di rimandare azioni di gentilezza e considerazione per gli altri, di resistere al perdono o di rimandarlo, e di promettermi che in futuro farò la cosa giusta. Forse in seguito presenterò le mie scuse per aver arrecato qualche danno o offesa e sarò più disponibile verso gli altri. Mi convinco che in un certo momento futuro pregherò per avere una migliore comprensione dell’amore di Dio e della sua influenza nella mia vita. Troppo spesso ho seguito il ragionamento del governatore Felice, come descritto nel libro degli Atti, nella Bibbia. Quando l’Apostolo Paolo lo raggiunse per parlare degli insegnamenti di Gesù, “Felice, tutto spaventato, replicò: Per ora, vattene; e quando ne troverò l’opportunità, ti manderò a chiamare” (Atti 24:25).

Sono affascinato dalle lezioni insegnate da Gesù Cristo, ben consapevole che non dobbiamo aspettare per vedere realizzata la promessa di Dio di cominciare a guardare oltre la cupa prospettiva terrena e comprendere lo status spirituale di figlio o figlia di Dio, status che dobbiamo rivendicare in questo preciso momento. Egli incontrò molti “rimandatori” mentre si faceva strada attraverso la campagna, insegnando ai suoi seguaci la Vita e l'Amore divini —come comprendere Dio e come vivere una vita pura, sollecitandoli all’azione.

In una scena memorabile descritta nella Bibbia, Gesù si imbatté in un uomo, infermo da 38 anni, che non poteva camminare. “Gesù, vedutolo che giaceva e sapendo che già da gran tempo stava così, gli disse: Vuoi esser risanato? L’infermo gli rispose: Signore, io non ho alcuno che, quando l’acqua è mossa, mi metta nella vasca, e mentre ci vengo io, un altro vi scende prima di me. Gesù gli disse: Levati, prendi il tuo lettuccio, e cammina” (Giov. 5: 6-8).

Si credeva che un angelo arrivasse periodicamente per mettere “l’acqua in movimento”, e il primo che vi scendeva, dopo che l’acqua era stata agitata, sarebbe guarito. Quest’uomo da 38 anni aspettava una soluzione materiale, ovvero che qualcuno lo aiutasse a scendere nell’acqua, ma Gesù disse che era tempo di alzarsi e camminare. Gesù non lo toccò; vide l’uomo come Dio lo aveva fatto, a Sua somiglianza. E questi camminò.

Il mese scorso un’amica mi ha confidato che negli ultimi anni è stata afflitta da molti problemi finché ha deciso di rifiutarsi di “oltrepassare la linea del tempo verso il nuovo anno trascinando con sé quel bagaglio di problemi” che si stava portando dietro. Però! Decisi che anch'io potevo rifiutare di portarmi dietro i problemi del passato e cominciare ora, immediatamente, proprio in questo istante ad accettare con gratitudine la mia vera eredità di figlio innocente di Dio. È davvero giunto il momento di toglierci il fardello di tutte quelle preoccupazioni che sembrano fluttuare attorno a noi ogni giorno, e cominciare ad amare di più, a prenderci maggior cura degli altri, focalizzandoci sull’esprimere le nostre qualità spirituali invece di lasciarci cullare dalla tentazione di rimandare a dopo, aspettando che l’acqua venga “messa in movimento”.

Come Mary Baker Eddy evidenzia nel suo libro Scienza e Salute con Chiave delle Scritture, citando la Bibbia: “«Eccolo ora», esclamò l’apostolo, «il tempo accettevole; eccolo ora il giorno della salvezza!» – intendendo con ciò, non che gli uomini devono prepararsi ora per la salvezza, o sicurezza, di un mondo futuro, ma che ora è il tempo di fare esperienza di questa salvezza in ispirito e in vita” (pag 39).

Comincio a comprendere meglio l’asserzione della Bibbia che “ora [enfasi aggiunta] siam figliuoli di Dio” (I Giov. 3:2). Proprio in questo istante sto dicendo all’apatia e alla riluttanza di lasciar perdere: ho cose da fare!


Patrick M. Collins risiede a McCaysville, Georgia, USA.

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

Scopri di più su l’Araldo e sulla sua missione.